Elegante, sempre pulito, mai sopra le righe, nessuna sbavatura, conserva i suoi sentimenti in perfetto ordine, il suo cuore è una cassaforte che non lascia niente al caso. Esce al mattino a prendere aria fresca e la sera rientra a casa felice. Fino ad oggi è riuscito a non condividere niente con nessuno, solo qualche parola con la vecchia signora del bar e un saluto con il giornalaio di fiducia vicino al parco; lì c’è la sua panchina preferita da dove può guardare il mondo senza essere disturbato, dove può giudicare senza contraddittorio. Oggi qualcosa è andato storto, un attimo, è stato solo un attimo di distrazione e quei tre sono riusciti ad infiltrarsi in profondità. Un barbone è passato e ha lasciato sulla panchina un fazzoletto di seta appallottolato di un colore consumato. La minuta ragazza dell’est ha buttato una calza bucata vicino ai suoi piedi e non è andata via non prima di aver sistemato la sua minigonna e rifatto il codino ai capelli. Infine, il ragazzo biondo con il giubbotto di pelle e il pearcing sulla lingua gli ha chiesto qualche spicciolo “Non per me, ma per il cane”, ha detto sincero. L’uomo di gomma si è reso conto tardi dell’imboscata, dopo avere dato un calcio al fazzoletto sporcandosi così la punta delle scarpe da ginnastica bianche, dopo aver guardato desideroso il bel sedere della ragazza e aver quasi sfiorato con umanità la mano del ragazzo allungandogli i trenta centesimi del resto del giornale. Si guardava attorno come un ubriaco, stordito dalla forte emozione. E in sottofondo sentiva una voce “E’ finita, ti sei fatto sporcare dai facili sentimenti”. L’uomo di gomma, tra il dispiaciuto e il rassegnato, capì che ora non avrebbe più potuto giudicare senza sentirsi in colpa e, con un gesto estremo, cercò di cancellare tutti i sentimenti della giornata, esattamente come fece ieri e ieri l’altro, così da quando si ricorda. Pulitosi, finalmente, fece un sospiro, pronto per un altro giorno nel parco a giudicare gli altri in santa pace e ad aspettare con ansia indifferente l’arrivo di qualcuno per sporcare la sua solitudine. Lui, in realtà, è nato matita e pieno di vita, ma si è consumato scrivendo parole d’amore dove nessuno poteva leggere, in testa. Se avesse usato il cuore, chissà, magari ora sarebbe lì nel parco a giocare nel fango dei sentimenti. “Io conosco un posto dove gli uomini di gomma possono rinascere”, disse la ragazza dalla calza bucata, risvegliandolo dai suoi sfocati pensieri, e gli indicò un posto dietro i cespugli. L’uomo la seguì senza resistenza nè vergogna, incurante degli sguardi indiscreti e un po’ invidiosi della signora del bar e del giornalaio di fiducia. C’erano il barbone, il ragazzo con il pearcing e il cane, tutti dormivano stanchi. “Vieni, non avere paura. Domani, quando ti sveglierai, non ti ricorderai più di niente”. “Sì, così mi piace”, disse l’uomo di gomma prima di addormentarsi.