In guerra l’uomo dà il peggio e il meglio di sé, chi l’ha vissuta capisce certe emozioni. La cronaca di oggi ci porta la storia dei due asini dello zoo di Gaza che gli addetti hanno dipinto a strisce per farli assomigliare alle zebre uccise durante l’ultima incursione militare israeliana, la cosiddetta “piombo fuso”. A seguito di questa notizia, lo zoo di Tel-aviv ha donato due zebre vere ai “colleghi” di Gaza in segno di solidarietà o di risarcimento. La mente torna subito a quei giorni di molti anni fa, eravamo ancora ragazzini a giocavamo la nostra solita partita di calcio su un campo di fortuna. Non mi ricordo quanti fossimo, molti entravano a partita già cominciata e altri andava via tra il primo e il secondo tempo per impegni famigliari o per andare a finire i compiti. A questi incontri si presentava sempre una jeep di militari israeliani, fumavano come turchi e chiacchieravano ogni tanto con il walky-talky. Aspettavano il momento giusto per interrompere la nostra partita, e così è stato anche quella volta: ad un certo punto il capitano è entrato in campo e ci ha portato via il pallone. Nessun problema, oramai eravamo abituati a certe incursioni. Il tempo di fare un nuovo pallone di stracci e la partita riprese al punteggio di 2 a 3 per noi. Mezz’ora dopo il capitano è ritornato con la sua jeep, fumava come un turco e in mano teneva un altro pallone, più bello e più vero di quello che ci aveva riportato via, dicendoci: “Questo è un regalo per voi”. In fondo eravamo contenti, tranne Salim: era il moccioso del gruppo che, guardando a terra e con una voce sottile, rispose al capitano: “Il nostro era più bello e poi ci eravamo affezionati”. Il capitano spense la cicca per terra e disse a Salim: “Senti testa di cazzo, tra poco viene a trovarmi la mia ragazza e io voglio passare una buona serata con lei..”; eravamo piccoli e certe emozioni ci erano ignote. A partita finita avevamo deciso di lasciare il pallone del capitano lì, in mezzo al campo. Il giorno dopo era sparito e solo inseguito abbiamo scoperto che era stato Salim a portarlo a casa, voleva tenerlo tutto per sé. Salim venne escluso per sempre dai nostri giochi. Non so perché vi racconto questa storia e non so se gli addetti dello zoo di Tel-Aviv stasera hanno un appuntamento con le loro fidanzate, ma se quelle due zebre spariranno di nuovo sappiate che è stato quell’asino di Salim, lui non ha mai capito niente di certe emozioni.