Cosa sta succedendo in città? Niente, tutti cercano di sopravvivere ai capricci del tempo. Intanto un uomo solo è al comando. In guerra, come sotto la dittatura, a tratti sembra che tutto si muova rapidamente, persone e cose cambiano in fretta opinioni e colore, dal mattino alla sera. Apparenza inganna apparenza. L’unica cosa che non cambia mai è il tempo, fermo come un vecchio e stanco monumento. Le stagioni passano in lontananza tra giochi d’ombra e luce. Finché si è dentro nessuno è in grado di comprendere la vera tragedia. Sì, qualcuno parla qua e là, si discute di altre epoche, del futuro prossimo, ma il presente è un tempo morto e ogni giorno si celebra il suo funerale. Niente sorrisi e pochi pensieri leggeri. E poi, come d’incanto, tutto finisce. Anche l’attuale Cavaliere farà il suo percorso naturale e il tempo riprenderà a scorrere come non mai, così veloce da rendere tutti vecchi in un attimo, male, senza alcuna grazia; da non essere riconosciuti nemmeno dai propri figli. Non si può chiamare il governo Berlusconi “dittatura” e nemmeno affermare che in Italia c’è una guerra. Ma il tempo qui, tra il prima e il dopo, non passa mai, le persone e le cose sembrano appassite, ferme. Hanno un unico colore grigio triste. Come in ogni guerra, dittatura, il tempo è stato ucciso all’alba. Da chi? Non si sa. “Tutti complici, nessun colpevole”, diranno i sopravvissuti “ai capricci di un uomo solo”. Intanto i vecchi non sognano più e i giovani sono disperatamente alla ricerca di un sorriso. Perduto come il tempo che fu del Cavaliere.