Tutto diverso, tutto cambia, per fortuna, tranne quel debole pensiero: “staranno tutti bene?”. Nessuna certezza, alzo lo sguardo al cielo e sputo dai polmoni il fumo che mi ritorna in faccia come uno schiaffo trasparente. Fa sempre freddo qui fuori, a volte cane a volte polare, specialmente a mezzanotte, e non ho voglia di rientrare. In questo momento preferisco la solitudine, lei sì che è un’amica in certe situazioni: non chiede niente, non si lamenta e, soprattutto, non finge di essere allegra. La giornata è cominciata bene, sveglia all’alba per controllare che tutto fosse in disordine. L’infinta lista della spesa è stata soddisfatta e ora il frigo è pieno come una valigia quando si parte lasciando tutto. Abbiamo anche tirato fuori e lucidato il servizio buono: come sempre mancano all’appello due piatti da portata e tre fondi, ma dovrebbero bastare, altrimenti usiamo quelli di scorta. Non fanno pendant, pazienza, nessuno si lamenta quando la pancia è piena. Il menù prevede: quattro antipasti, due primi, due secondi con contorno, cinque tipi di frutta fresca e due di secca, il solito dessert, caffè e ammazzacaffé. L’anno scorso é stata una razzia, sono avanzate solo le lenticchie, ne facciamo sempre un quintale, portano soldi, dicono. I ragazzi sono andati a dormire da poco, stanchi ma felici; stasera hanno fatto tardi. Il Toscanello è ormai consumato, mi é venuta voglia di accenderne un altro, ma fa troppo freddo e la mano destra chiede pietà, non circola più il sangue, meglio aspettare. Mani in tasca e, come un radar, ispeziono lentamente il cielo; non ho mai creduto, ma qualcosa nel profondo del mio cuore spera sempre e a tratti mi fa sentire anche un po’ cretino. L’importante è non farlo sapere a nessuno! Mi sembra di aver visto qualcosa muoversi all’orizzonte, niente, è solo un aereo che lampeggia timidamente. Chissà perché lo immagino vuoto, solo l’equipaggio che rientra dopo aver riportato tutti a casa in tempo. E’ stato un anno duro, senza dubbio, ora i piloti possono fumare e chiacchierare senza fretta, parlano delle loro avventure e di com’è strana la gente quando lascia l’ombra a terra, è disorientata. Meglio entrare, oramai è tardi e mi sento gelare pure i piedi. Anche quest’anno è andato così, a vuoto. Inutile, non mi ricordo nemmeno come si prega, sono diventato ateo a forza di aspettare. Tutto diverso, tutto cambiato, per fortuna, tranne quel debole pensiero: chissà se anche i soldati questa notte ai checkpoint si sono addormentati a forza di guardare il cielo? Ma non sentono mai il freddo che brucia l’anima, il bisogno di ritornare a casa, di dormire? Non vedo più l’aereo, è sparito dalla mia visuale, meglio rientrare, per quest’anno niente miracolo né neve. E prima di rassegnarmi do un’ultima occhiata all’albero, è davvero bello. Raddrizzo la stella in cima e, come un ladro, mangio tutti i biscottini che i ragazzi hanno preparato per Babbo Natale: mi ha nuovamente deluso. Anno nuovo Palestina, “madre dei princìpi, madre dei fini”.