Sono passati più di vent’anni dal giorno dell’addio, lui se ne andò sereno e io ero lontano, ma il pianto non conosce la distanza. Ieri, alla stazione ferroviaria, un uomo mi si avvicina, la stessa camminata, il sorriso e la leggerezza e, con un gesto delle due dita, l’indice e il medio uniti all’altezza delle labbra, mi ha fatto capire che aveva bisogno di una sigaretta. “Dispiace, ho solo dei sigari”, e lui ha fatto cenno di no alzando le spalle ma, prima che si girasse e andasse via, gli ho allungato tutti gli spiccioli che potevo. Avrei pagato una vita per sentire la sua voce, invece niente. Oggi a Porta Susa un barbone vestito da mio padre mi ha sorriso e, per attimo, sono tornato bambino.