Ci sono mille motivi per innamorarsi. Il colpo di fulmine è il più micidiale, poi c’è chi lo fa per solidarietà, per solitudine, per noia. “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare” cantava Tenco, oppure semplicemente per sentirsi ancora vivi. Non ci è dato sapere.
Luigi, professore di filosofia in pensione, non ha dubbi: “Mi tengono in vita perché non sanno come ammazzarmi”. Sorride guardando la sua dolce e fedele accompagnatrice Natalja, una ragazza ucraina di trentacinque anni più giovane di lui. Anche lei era insegnate nel suo paese d’origine, ora fa la badante. “Non so cosa è l’amore, ma senza di lei mi sento un peso morto. Sogno di fuggire con lei, ma con questa sedia a rotelle, ci prenderebbero. Ci rimangono le lente passeggiate e la panchina al parco. Maledetti figli e parenti, sono convinti che Natalja mi abbia plagiato con il suo fisico e i suoi lunghi capelli. Che ne sanno loro dell’amore e della solitudine?".
La natura, spesso, ama esagerare. Ma anche l’uomo non scherza con il suo immaginario malato. Basta guardare Rosinha per rendersene conto. È una donna matura in tutto il suo splendore. Per lei il tempo si è fermato, quasi come un risarcimento danni. Da quando il marito italiano l’ha portata dal Brasile come un trofeo da chiudere in cassaforte, vent’anni fa, Rosinha esce poco, solo quando è necessario. Mai al cinema o all’Ikea, al massimo qualche cena a lume di candela in giardino. Niente amiche o visite a sorpresa, il marito non è geloso, di più. L’altro giorno Rosinha si è presentata a scuola con il figlio diciottenne, voleva iscriversi ad un corso di italiano per stranieri. “Ho voglia di conoscere il mio nuovo paese. E se stavolta mio marito non mi lascia, lo uccido. Un giudice donna mi capirebbe”.
Alina non sa come contenere la sua minuta felicità, ha una voglia matta di chiacchierare. Oggi sua figlia comincia un corso di operatore sociosanitario finanziato dalla provincia e lei non voleva mancare. Si baciano, si abbracciano, “Mi raccomando” dice alla ragazza. “Sai, io e mio marito Antonio ci siamo sposati in seconde nozze, lui calabrese e io rumena. Vita da operai, il mutuo della casa da pagare e i due figli a testa del precedente matrimonio. Non possiamo rischiare più di tanto. Comunque siamo sempre stati felici, non ci siamo fatti mancare niente. Appena l’ultima ragazza si diploma e il mutuo sarà estinto, finalmente potremo realizzare il nostro sogno: due giorni a Venezia, un viaggio di nozze sempre rimandato”.
Alina voleva chiacchierare ancora, ma quando ha capito che il suo interlocutore era solo di passaggio, un semplice intruso in segreteria, ha cambiato faccia, quasi dispiaciuta di avere parlato troppo ad uno sconosciuto. Peccato.
A volte non c’è bisogno di andare al cinema per vivere emozioni forti. Basta andare all’agenzia di formazione professionale al terzo piano della Manifattura di Cuorgné, e il cuore è servito.