Ogni tanto, qui a Ivrea, un gruppo di volontari laici, la Caritas e il Comune si montano la testa e decidono di organizzare un incontro con qualche personalità illuminata. Qualcuno ci crede e accetta l’invito senza grandi pretese: in fondo il pubblico – affamato di libri e dibattiti – è garantito, e vitto, alloggio e spostamenti sono assicurati. Poi c’è chi accetta ma, oltre al buon cibo, al piacevole soggiorno e al trepidante pubblico, pretendo un gettone di presenza. Per carità, è normale, il disturbo ha il suo prezzo. Anni fa, l’invito è toccato ad una personalità nota a livello internazionale, un premio Nobel per la Pace di passaggio a Torino. Approfittando dell’occasione, l’abbiamo contattata per un breve incontro fuori programma. Quindicimila euro non sono spiccioli, qualcuno ha cercato di farle presente che qui non siamo proprio così ricchi, che Ivrea non dista molto da Torino, sono poco più di trenta chilometri di autostrada scorrevole, se vuole, la riportiamo nel suo bell’albergo sotto la Mole la sera stessa… Cinquemila euro possono bastare? Chissà cos’avrà pensato dopo questa controfferta: gente poco seria o che non ha niente da fare. Pazienza.
In questi giorni prosegue l’inchiesta sui finanziamenti pubblici al premio Grinzane Cavour. Sospettato di malversazione, Giuliano Soria, il presidente dell’associazione, si è autosospeso. E la stampa continua a informarci di come sarebbero stati spesi quei soldi. Il premio Grinzane Cavour ha portato la cultura del Piemonte a spasso per il mondo e ha aperto molte finestre su realtà locali minori. Ha organizzato incontri e tavole rotonde di alto profilo, invidiati da tutti. E come ogni manifestazione che si rispetti, c’erano ristoranti raffinati, alberghi a cinque stelle, macchine di lusso per tragitti brevi e tante altre comodità riservate agli illustri ospiti. Da quando è cominciata l’inchiesta, però, il semplice cittadino si chiede quante di queste spese fossero sprechi. Soria è stato anche accusato di molestie da un suo ex impiegato, originario delle Mauritius. Ma lasciamo stare la vita privata del professore: sono pochi quelli che si comportano sempre da veri signori. E la procura, comunque, non ha ancora pronunciato il suo verdetto. Torniamo alla questione principale, le spese. Quante personalità della cultura, dello spettacolo e dello sport sono disposte a incontrare il loro amato pubblico gratuitamente o, al massimo, in cambio di un gettone ragionevole? Troppo spesso approfittando del fatto che il pubblico non si scomoda per i nomi meno noti. Solo per chi è molto famoso le persone sono pronte ad affrontare il traffico impazzito e le file infinite nella nebbia o nell’afa. Ma in tempo di crisi, economico e morale, sarebbe bello non sentire certe storie.
La cosa più preoccupante, però, è un’altra: è possibile difendersi dalla vanità e dalla debolezza stuzzicante da un misero premio? Impossibile. Noi, gente di provincia, vorremmo credere che non sia così, ma poi arriva il giorno in cui un personaggio impegnato e fresco di premio Nobel ci chiede il suo gettone di presenza. E noi accettiamo, nonostante la cassa vuota, l’arrivo in ritardo e la conclusione anticipata. Tutto scorre come le pagine di un libro fresco di stampa, pulito e profumato come uno sposo, finché qualcuno non decide di vedere cosa c’è scritto esattamente a piè di pagina. E così ci svegliamo da un bellissimo sogno. La cultura è un bene collettivo, merita il nostro amore. Peccato per quella nota, sotto la voce spesa: “Spreco”.