Molti anni fa, quando Internet era ancora giovane, lento e stiticamente si lasciava desiderare, nick-name e second-life non erano ancora nati, ma nonostante ciò si poteva navigare in rete con l’emozione dei principianti, ebbi la fortuna di conoscere, comodamente seduto nel mio ufficio all’Olivetti, molta gente di cui tutt’ora conservo dei bei ricordi. Anne Appel a quell’epoca di fine anni ottanta, scriveva dall’America, la sua seconda patria, e dirigeva una biblioteca in California o giù di là. Si capiva subito che lei viaggiava sui piani alti della letteratura e io ero ancora negli scantinati dell’alfabeto italiano. Poi, per cause di forza maggiore, ci siamo persi di vista, ognuno con i suoi impegni. Poco fa lei mi ha ritrovato, ancora perso negli sotterranei di questa vita, e subito mi ha proposto di tradurre alcuni miei racconti in inglese per qualche rivista americana o altro. Come dire di no ad una signora che, tra l’altro, mi vuole bene? In attesa di essere pubblicato, anche se non è mai stato un mio chiodo fisso uscire dallo scantinato, ecco il bel lavoro della mia amica Anne. Come si dice: “non ci facciamo mancare niente!”. Buona lettura.