In una notte senza luna un derviscio, passando vicino a un pozzo prosciugato, sentì un grido: una voce cavernosa chiedeva aiuto. "Chi c'è laggiù?", chiese il derviscio, sporgendosi. "Sono un grammatico e, poiché non conosco la strada, sono caduto inavvertitamente in questo profondo pozzo dove mi trovo ora, praticamente immobilizzato", rispose la voce. "Tieniti, amico, vado a prendere una scala e una corda", disse il derviscio. "Un momento, prego", rispose il grammatico. "La tua sintassi e la tua pronuncia sono difettose; ti prego di correggerle". "Se questo è così importante per te, più importante dell'essenziale", gridò il derviscio, "allora è meglio che tu rimanga lì dove sei finché io non imparo a parlare correttamente". E proseguì per la sua strada.
Ecco, l’Italia è rimasta in fondo al pozzo in fatto di immigrazione e di integrazione. Prendiamo il tema della scuola e guardiamo cosa hanno fatto la maggior parte dei paesi europei secondo il rapporto di “Euridyce European Unit (elaborato con il sostegno della Commissione europea) che indaga la situazione dell’integrazione dei bambini immigrati nell’istruzione preprimaria, primaria, e secondaria generale obbligatoria”; alcuni stati pubblicano in lingua straniera informazioni sul sistema educativo del paese ospitante e hanno introdotto varie misure di sostegno per aiutare le famiglie immigrate a iscrivere i loro bambini a scuola e a seguirne i progressi scolastici. Altri organizzano incontri per offrire informazioni alle famiglie immigrate o cercano di renderle consapevoli di quanto sia importante per i loro bambini partecipare alle attività educative prescolari. Altri ancora riconoscono formalmente il diritto dei genitori immigrati di ricorrere a un interprete, un mediatore o altri operatori specializzati, per parlare con il personale della scuola. Alcuni paesi nordici, oltre a Estonia, Cipro e Lettonia, offrono l’insegnamento bilingue con corsi anche nella lingua madre degli alunni. Per facilitare l’apprendimento alcuni paesi riducono il numero degli alunni nelle classi. Alcuni paesi offrono ai genitori degli alunni immigrati corsi di lingua. Mi fermo qui per problemi di spazio. Aggiungo solo che gli stranieri sono qui non solo per fare una nuova vita, ma anche per sostenere lo sviluppo del Belpaese, e se alcuni ritengono che questo aiuto non serva, anzi, addirittura sia dannoso, bene, anzi male, potranno rimanere in fondo il pozzo e aspettare finchè gli immigrati diventeranno padroni della nuova lingua così da farli uscire dal pozzo.