“Je suis Charlie”. Confesso: non mi è mai piaciuto lo stile di Charlie Hebdo, spesso mi metteva in imbarazzo ma nonostante ciò ho sempre stimato e invidiato i vignettisti per la loro sensibilità intellettuale e il senso dell’umorismo.
“Je suis Charlie”. Confesso: non amo i funerali, non so piangere e odio gli applausi ma ieri l’altro ho visto due coglioni disegnati male, quasi scalzi, armati fino ai denti e al grido di “Allah Ukabar” hanno mirato al cuore dei francesi: La libertà di pensiero. Impossibile, roba da matti. E qui, tra solidarietà a Charlie-Hebdo e chi la spara più grossa sul pericolo dell’Islam in Europa, tutti a gridare “Je suis Charlie”, “Siamo in guerra”, “Fuori gli arabi dai coglioni”. Sì, grazie, ma che caxxo c’entriamo noi con il Charlie che c’è in voi? Il Bel Paese è l’unico al mondo ad essere amico di tutti: USA, Gheddafi, Israele, Palestina, Ankara, Curdi, Putin e ogni sorta di sceicco, monarca o presidente losco e terzomondista. Certo, in Italia il pericolo dell’integralismo islamico è sempre in agguato e non va sottovalutato, ma, generalmente, dopo i funerali alla tv, gli insulti e i falsi allarmi, per fortuna, non succede mai niente anche perché non c’è bisogno di fanatici religiosi stranieri per fare stragi di innocenti e minacciare la democrazia e la libertà di espressione, ci pensano la Mafia, le schegge impazzite, i servizi deviati e certi politici a mettere i bavagli alle persone scomode, siano esse cittadini, giornalisti e vignettisti. “Je suis Pasolini”, “Je suis Falcone”, “Je suis Borsellino”, “Je suis Rostagno” “Je suis Don Puglisi”, “Je suis Ilaria Alpi”, “Je suis piazza Fontana”, “Je suis Stazione di Bologna”, “Je suis Moro”, “Je suis Ustica”, “Je suis scuola Diaz”, “Je suis Ahmed”…