Ho sempre provato un pizzico di invidia per i ballerini, e pensare che da piccolo avevo anche il talento, o almeno così la nonna mi faceva credere. Da noi il ballo è di casa, era impossibile stare fermi quando la mamma insegnava alle mie quattro sorelle la danza del ventre, qualche mossa scappava pure a me. A quell’età nessuno ci faceva caso, tranne la nonna, grande esperta di anima e di movimento, “attento, la danza ha bisogno anche di coraggio. Sei in grado di dire ai tuoi amici che sei un ballerino?”. “La danza è roba da femminucce” mi diceva la mamma tra il serio e il divertito, sperava di farmi smettere colpendo il mio piccolo orgoglio maschile. Non ha funzionato, continuavo a ballare di nascosto meglio delle sorelle finché i miei familiari hanno deciso di affidarmi delle commissioni da fare guarda caso proprio nelle ore delle lezioni materne di danza del ventre. In Italia, paese di poeti e di musicisti, spesso mi sono trovato in grande imbarazzo, ero quasi l’unico alla Sagra del paese e alla Festa del Lago di Candia a non saper fare due passi al ritmo di liscio o di mazurca. Per nascondere il mio imbarazzo dicevo a tutti “sono un gran ballerino, ma solo di danza orientale”, bugiardo! Invidia e rabbia mi esplodevano dentro quando il mio amico Nino faceva girar la testa alle ragazze con la sua eleganza e la schiena dritta. Ballava da Dio, faceva impazzire tutte le donzelle giovani e mature che gareggiavano fra loro mettendosi in evidenza in prima fila per essere scelte; io, per fargli smettere di essere il mattatore, gli dicevo “è roba da femminucce” e dentro qualcosa bruciava. In realtà sognavo di essere Nino, almeno il giorno di Santa Margherita, la Festa del Pesce a Cascina, e chiedere alla fanciulla più bella “ti va di ballare?”. Mi è sempre mancato il coraggio, purtroppo. Le soluzioni erano due: non parlare più con Nino o andare a fare qualche lezione di danza. Voglio un sacco di bene al mio amico e avevo optato per la seconda ipotesi. Di nascosto, mi ero iscritto alla migliore scuola qui ad Ivrea e dopo cinque lezioni di passi e di sudori ho rinunciato, niente da fare, avevo perso l’attimo e ora sono rigido come un chiodo. Continuo a sostenere che sono un ballerino di danza del ventre e per fare ridere le mie amiche chiedo loro “ti va di ballare?”. Ora, pensando ad Andrea, il ragazzo picchiato da suoi compagni perché vuole fare il ballerino, a parte la violenza, io sono convinto che l’abbiano fatto solo per motivi di gelosia, forse anche a loro manca il coraggio per chiedere alla ragazza più bella della scuola “ti va di ballare?”. Scandalizzarsi e punirli per questa loro sciocchezza non risolverebbe il problema, la cosa migliore sarebbe convincere i compagni di Andrea, sbruffoncelli e già maschilisti, ad iscriversi ad un corso di danza prima che anche loro perdano l’attimo e si sentano chiodi per sempre.