"I primi esseri che abitarono la terra furono gli
Jann : essi sparsero la corruzione, fecero scorrere il sangue
e si uccisero l'un l'altro", per rendersi conto che la
matrice palestinese dell'autore, con tutte le implicazioni
politico-ideologiche, storiche e perfino di cronaca che le
gravano addosso, non preclude a Muin le strade alte del mito.
Parlo di mito e non di religione perché, nonostante
nelle pagine di questo romanzo si affaccino Allah, angeli
e diavoli, la scrittura non abbandona mai un suo tono asciutto
che è proprio delle favole: Perrault in Pelle d'asino:
"Una regina morì, lasciando una figlia bellissima
che le somigliava come una goccia d'acqua"); Muin: "Allah
era di fretta, non aveva dato il tempo a mio Zio di risalire
fino al cielo e aveva mandato i suoi angeli a presentargli
il conto." E a proposito dello Zio non si può
fare a meno di salutare il felice ingresso, in un romanzo
dei nostri giorni, di un "cattivo" di stampo classico
intorno al quale si organizza la narrazione; una sorta di
Shylock arabo capace di dominare la scena anche quando è
assente. E forse è proprio il personaggio dello Zio
a detenere le chiavi di un "Oriente" che, stratificatosi
nei secoli, ci è familiare: con la sua bottega di rigattiere
antiquario che ci ricorda le smanie goldoniane, con la sua
sposa, con la sua gatta. In questa scrittura che si propone
come cronaca ma che finisce per diventare fiaba, Muin si ritrova
a suo agio: non perché, sotto la spinta della nostalgia,
è tornato a casa ma perché può rileggere
la sua storia, le sue storie, con gli occhi di chi se n'è
andato. Chiosando il titolo del romanzo con un controtitolo
bisognerebbe completare così: Io sono di là,
ma vivo qua.
Pagine 93
Euro 10,00
Michele di Salvo - Traccediverse
ISBN 88-89862-00-9