Usciamo di qui, - disse Hussonet, - questo popolo mi disgusta.
(Gustave Flaubert, L’educazione sentimentale).
Separati in casa
Sono passati anni, a volte duri, a volte belli, come tutte le cose quando cambiano di fretta. L’unica cosa che fatica a cambiare è lo status di straniero, è una sorta d’abito che s’indossa entrando ed è difficile levarselo da dosso, nemmeno se lo strappi. Un giorno ti trattano come un caso umano e il giorno dopo ti svegli che sei un ostaggio di certi partiti. Tanti doveri e pochi diritti. Come mai il diritto di voto agli stranieri è così conteso? Alcuni lo propongono e altri lo temono. Questo era il tema della discussione tra amici stranieri invitati ad un matrimonio misto. “È scontato”, qualcuno ha sentenziato convinto, “voterebbero tutti a sinistra”. Davvero è così? E abbiamo fatto un esperimento: ciascuno di noi ha dato la sua sincera e anonima preferenza in una cesta fatta circolare. Sorpresa: per due voti di scarto ha vinto la destra incorporata nel PDL. Il discorso, dopo, ha cambiato radicalmente strada: “Di cosa soffre l’Italia?”. Difficile stabilire con precisione il quando e il perché di certi comportamenti. Interpretarli, dopo, è lavoro da esperti. E così può capitare che quando i politici parlano, sorridono e promettono, nessuno crede loro fino in fondo; è come se si fosse rotto qualcosa, fiducia, serietà, efficienza, amore, chiamatelo come vi pare. Sono diventati come il classico marito prefetto, passato il dolce momento del corteggiamento, da un giorno all’altro comincia a picchiare la moglie, così, senza nessun motivo spiegabile. La moglie, paziente e svergognata, lo sopporta finché può. Disperata cerca anche una persona con cui confidarsi, un’amica, un amante per poi scoprire che l’altro è peggio di suo marito: magari non picchia ma è moscio, vive in un mondo tutto suo e non decide mai e lei, delusa, lo lascia con un biglietto: “Non sei come sembri” (la sinistra). La moglie, sconsolata, cerca la forza nella fede e al posto di trovare un vero prete trova un travestito che le consiglia di sopportare il dolore in silenzio: “Per il bene della famiglia” disse convinto (il centro). Alla fanciulla esasperata non rimane che una sola via, la più amara: fuggire il più lontano possibile, cambiare paese (cervelli in fuga). Sarebbe bello se un mattino d’inverno i politici, alzatisi dal letto, non trovassero nessuno né in casa né là fuori, un paese completamento deserto. L’amato popolo è fuggito, chi in Francia, chi in Spagna, e qualcuno addirittura in Germania, tanto, è meglio uno che assomiglia a un meccanico ma è educato a uno che si dichiara cavaliere, ma violento. Ma poi si sa, lo chiamano effetto sindrome, difficile da comprendere: metà ritornano, chi per amore dei figli e chi per prendersele in santa pace, e trovano in casa il solito marito, ancora in pigiama e incazzato nero, offeso, perché non ha trovato la colazione pronta e la solita camicia stirata per il comizio. E giù botte. Dall’altra parte della casa si sentono i bambini urlare: “Mamma, fai silenzio, la tv sta parlando”. La vita coniugale, a volte, è un inferno. Altrove, il sì elettorale del popolo non è mai eterno, qui, invece, la separazione viene vista come un tradimento, nonostante il marito violento. L’unica speranza sono i figli. Tv permettendo. E in lontananza, sotto la gelida pioggia, si intravede uno straniero in attesa.