Povero maiale! Se avesse voce in capitolo direbbe “non a mio nome”. Adesso anche lui si trova coinvolto nella guerra globale al terrore senza se e senza ma. Per convincerlo gli dicono di tutto: “lo facciamo per il tuo bene”, “sei intelligente, un mito nelle fiabe, bello, buono” e “sei l’ospite più ambito alle nostre feste”. “Gli altri, invece, ti odiano senza appello”. Il maiale non ha il tempo di pensare e viene portato di peso per le vie e le piazze. Una carezza qui, un bacio là e qualche lancio di fiori non mancano in queste occasioni e il maiale comincia a pensare ad un futuro radioso, pace e tanto cibo, insomma, vita da signori. La sua missione è assai semplice, niente pericoli o nomi in codice, solo una innocente passeggiata là dove gli altri vogliono pregare, al resto ci pensa la gloriosa armata Brancaleone. Ogni tanto guarda le varie vetrine da sopra le teste del corteo: una salsiccia appesa lunga, una coscia fatta seccare e, per un attimo, pensa che siano stati gli altri a fare tutto questo macello; “porci” gli scappa quasi involontariamente. La manifestazione è stata bella e allegra, come stare in famiglia la notte di Natale. Già, pensò il maiale di nuovo triste, chissà se anche io avrò il tempo di pregare: “Allah, fammi odiare da tutti, amen!”.