La Lega Nord ha sempre avuto il pallino dell’immigrato: dopo le classi separate e il permesso di soggiorno a punti ora ha dichiarato guerra anche ai clandestini malandati. Non mi resta che andare a trovare un vecchio amico, uno che di guerre e di malati se ne intende. Enrico Levati sorride sempre, ma oggi è perplesso: “In tutta la mia carriera di medico non avrei mai immaginato di diventare una spia per decreto. Pensavo di vivere in un stato di diritto. Non possiamo negare le cure a nessuno, è contro ogni etica e contro il nostro giuramento professionale. Nemmeno in tempo di guerra succedono queste cose”. Già, Enrico si intende di guerre e di malati. Ogni anno chiude il suo ambulatorio per un mese, saluta i pazienti, la moglie e i figli oramai grandi, e parte con lo zaino in spalle: Cecenia, Palestina, Bosnia, Libano. “Non lo faccio solo perché sono un medico, ma perché mi sento in parte responsabile della nostra politica miope. La Lega ha dichiarato guerra ai malati clandestini? Bene, vuole dire che quest’anno non andrò lontano, viaggerò per l’Italia in cerca di feriti. Non ho mai avuto paura dei soldati: russi, israeliani e tanti altri, figuriamoci di quelli del Caroccio. Enrico è tornato a sorridere, e, prima di salutarmi, indica una grossa scatola di cartone, tra lo stemma della Croce Rossa e la bandiera italiana. Sopra c’è scritto: “Per la causa”. Mi ero dimenticato di questa sua vecchia abitudine: Enrico, che sostiene di essere ricco di famiglia, per la disperazione della moglie non pretende niente dai suoi pazienti, tranne un’offerta per la sua prossima guerra. “Questa volta” conclude, “oltre ai medicinali e alla Bibbia mi porterò dietro anche la costituzione”.